Introduzione

Il fascino del male. I demoni possono affascinare, ammaliare chiunque di noi, senza farsene accorgere, con dolci lusinghe e allettanti promesse. La linea che separa il bene dal male è fin troppo sottile. Il male è luce, denaro, potere, non importa il modo in cui si conquistino, l'importante è avere. Il denaro è potere, il potere dignità. Ciò autorizza chi ne possiede a calpestare chi conduce la propria esistenza con semplice onestà. Il male è orgoglio. Lucifero peccò d'orgoglio.

I demoni della nuova era luccicano di sfarzo e opulenza, nascondendo dietro al proprio sguardo antri di dolore e contrizione. Gli angeli del nuovo millennio sono presenti tra noi, sono capaci di risvegliare sensazioni ormai perdute, ricordi, sogni. Sono quelli ancora in grado di volere bene davvero, senza perdere di vista se stessi, nella percezione della propria interiorità.

La strada intrapresa da Lucia Mosca, nata e residente a San Benedetto del Tronto, laureata in Lettere Moderne, è quella della ricerca interiore, attraverso la quale poter aprire gli occhi: troppo velati dai falsi valori proposti dalla società d'oggi: il denaro, il successo.

I vizi giocano con il mondo e ne fanno il loro principale trastullo. L'uomo, consapevole di ciò, crede di essere l'unico padrone del proprio destino. La sperimentazione e la ricerca, sono tese al raggiungimento della percezione della realtà, senza velleità di conoscenza assoluta.

La raccolta, dal titolo "Diario di Lucifero - Angeli e Demoni del Nuovo Millennio", contiene liriche scelte di una produzione di 15 anni. Il filo conduttore è la trattazione del tema del bene e del male.

Interiore, fisico, religioso, laico. Senza preconcetti di alcun tipo. Lucifero non è solo la bestia di Dio, ma anche la personificazione dello sfarzo e del potere, della bellezza, valori non malvagi in assoluto. Lucifero è colpa, ma anche riscatto, orgoglio. 

Non vinto né vincitore. In fondo, la lotta tra il bene ed il male, è attualissima e mai conclusa. Talvolta, le parti s'invertono… bene e male non sono poi così nettamente distinti da essere sicuri di non sbagliare.


La nuova era

Aprile.
Come note incantate 
le voci della primavera 
dissolvono nell'aria 
i miei dolori.
I mali del mondo
pesano come massi
sui piccoli innocenti 
che non sanno fingere.
Tra le maschere
che sorridono ingannevoli
nascondendosi l'un l'altra
le verità dell'anima
non è semplice 
individuare gli angeli.

Vomitiamo parole senza senso 
in quantità universali 
ma questo non importa, 
purché siano d'effetto.

Le bandiere s'innalzano 
su fantocci 
ridenti d'idiozie 
perché ci piace ridere del nulla 
ed il nulla ci soddisfa pienamente riempiendoci la mente di fandonie.
Siamo solo impalcature di cristallo.

Persino l'aria ride 
del nostro stupido cercare.
Aprile.
Gli innocenti hanno aperto gli occhi 
e svegliano le loro madri 
col bacio dell'amore.
Gli alberi ondeggiano 
lievemente 
e la brezza frizzantina 
inaugura la nuova era.


Il Nilo

Melody…
I mille volti del passato 
come Giano bifronte sulla porta del limbo…
Le note 
si concludono nel folle divenire
degli anni…
Ma la ninfa danza ancora dall'inizio dei tempi 
sulle sponde del Nilo, 
bagnata dalle acque della saggezza 
e degli dei…
Dipana il labirinto, 
gli occhi rivolti all'era nuova dell'uomo, 
pietra dura al vento lieve della fine…

Baciata dalla pioggia 
Insistente come amante respinto, 
fino a raggiungere l'Eden, 
sacro nel desiderio 
dell'inappagata purezza dell'amore.


Vita d'amore

Dolce viso
Di madre
Dagli occhi grandi
Come il mistero della vita…
Le lacrime degli angeli
Si posano sulla tua nuova bellezza 
Ebbra di vita e d'amore.
Tu stessa sei un angelo
Vegliavi sui miei sogni.
Voglio che piova e che la pioggia
Lavi i tuoi mali.
La mia anima
E' la tua anima
I miei occhi
I tuoi occhi.
Ti proteggo con la mia forza
Ti amo con tutto il mio amore.

 


Estate

Libellule i pensieri 
d'oltremare.
L'aria serena 
scompiglia i capelli 
come per gioco, 
gli occhi cerulei si chiudono, 
come per gioco. 
Le sculture pure 
di Canova 
danzano sulle acque 
marine…
Il volto lunare 
del tuo amore 
mi sorride dolce 
di promesse mute.
L'anima esulta 
e si libera di me.
Il sole punge le illusioni; 
l'infinito amore che provo 
mi muta in angelo.
Viva 
son lontana dalla vita.
Eterea 
mi libro 
verso anime lontane 
che mi chiamano sorridendo 
di gioia pura.


Autunno

L'odore dei limoni 
proviene da lontano.
Le donne si siedono, 
iniziano il canto: 
voci confuse, parole antiche, 
racconti d'amori di figli lontani 
del tempo che passa, della morte, 
sollievo per chi soffre, 
del nostro Padre e Signore 
che così vuole 
perché così è scritto.


Autunno d'amore

Si perde l'occhio 
tra gli alberi d'autunno 
che l'anima celano 
tra foglie rosse e gialle 
passioni sussurrate 
al vento gelato 
che si gloria d'averle raccolte.
S'abbracciano gli innamorati 
feriti a morte dall'amore.
Perdura amarezza 
l'amaranto divino 
si cela svelato 
tra labbra in tempesta.
Barcolla la vita ubriaca 
di grappoli amari 
sorridendo lieve 
della propria brevità.
Raccolgo i resti lasciati 
sulla via inondando 
di fiori le rovine 
per sempre perdute 
dell'incanto giovanile.


Gioventù eterna

Vivere sulle ali della primavera 
tra gli intensi profumi dell'ambrosia, 
nascondendo parole e pensieri 
nel non dire, 
privilegio degli dei.
Non sai cosa dire 
bruciato nelle ceneri della fenice 
che risorge da esse 
priva della coscienza della propria morte.
Sempre giovani 
belli per sempre 
generazione perfetta di privilegi 
annusiamo soddisfatti la nostra eternità.
Vanità dolcissimo amore.
Nessun sentimento nel ripetersi 
degli eventi indiscussi dominatori del destino.
Nell'ignoranza crediamo alla vita 
grandi condottieri di noi stessi.
Non siamo forse creature del sabato 
che vivono per la musica?
Solo aria dalla bocca tanto per parlare.
Comunichiamo il vuoto e la solitudine 
della nostra insoluta vanità.


L'attimo

Solo un attimo 
è l'alba dei sensi 
arrivano da lontano nenie 
di paradisi perduti 
ninne nanne di mamme 
che cullano i bambini 
che forse un giorno 
saranno uomini.
L'inverno spalanca le finestre 
rincorrendo i sogni 
tra le case infreddolite 
e buie e tutte le angosce 
e i dolori del vivere 
prendono vita 
come incubi d'un passato 
Universale; 
il male lusinga come serpente 
promettendo ricchezze e gloria, 
ma la cenere dell'uomo 
è sempre cenere, 
pur se coperta d'oro.
Grondo di lacrime, 
vivo da secoli sulle sponde 
del mare delle mie passioni 
e soffro per il male che sento 
intenso come fuoco.
In cima alla rupe, chiarissimo, 
il pallido sorriso della vita che 
sussurra al mio orecchio 
verità di lacrime e non posso 
fare a meno di morire.


Fiat Lux

Il boato del mare
Rimbomba nelle orecchie
Come l'urlo di un titano morente.
Lungo il selciato le anime
Cantano il loro fiat lux.
No creo que nada 
Puede salvar mi vida.
Ahora que mi amor 
Està cansado.
Moritur, moritur.
Pienso a ti
Que estàs durmiendo y no abres tus oyos.
Nadie, nadie.
Leo las poemas de Lorca
Cerca la ventana de mi casa.
Canciones, le siento…
La cigarra empieva su canto.
Yo sueño de morir.


Le mie volontà

Lascio i miei occhi 
Al sole 
le mie labbra al vento 
le mie mani 
al mare 
il mio cuore 
alla terra 
i miei pensieri al tramonto 
i miei sogni a Dio. 
Questo è il mio testamento.
Non ho null'altro 
Da lasciare
Se non me stessa.


L'angelo e il mare

Il piccolo angelo
Muore ai piedi della croce.
Nessuno piange la sua morte
Poiché nessuno lo vede.
Solo un alito di vento
Scandisce gli attimi della fine.
Calde lacrime 
Spengono il fuoco dell'ira.
Il piccolo angelo non ha 
Più forza.
S'illudeva che l'uomo 
Sarebbe cambiato.
Gli eventi insegnano 
Ma l'uomo non impara.
Il piccolo angelo morto
Con immenso dolore,
nessuno se ne è accordo né ha udito le grida.
Il mare le inghiotte 
Gettandole al vento 
Che le porta lontano
Dove saranno udite.
Il vento piange
La morte del piccolo angelo inerme
Ai piedi della croce.
Nessuno nota le lacrime 
Ma il cielo le tramuta in pioggia 
Che inonda il mondo
Fino a sommergerlo.
L'uomo grida il proprio dolore 
Ma nessuno ci fa caso:
non c'è infatti più nessuno 
Che possa farlo.


Armonie

Angoli della memoria
Come labirinti si snodano.
Sorride ingannevole 
L'uomo del tempo.
Al di là dei sogni
Gabbiani bianchi volano 
Verso la pace…
Le note di Chopin 
Accarezzano la vita
Come dita sul pianoforte.
Melodie inusitate
Di pura armonia
Attingono alle fonti degli dei.
Cogliendo l'essenza dell'anima
Ne svelano i segreti 
Le memorie occultate
Frantumandone 
Ogni possibile fragile sovrastruttura.


Micro-mega

Micro-mega
Incanto cellulare
Al microscopio.
La donna, danzando, 
sorride in amore.
Scandaglia i sentimenti
Come cellule, tessuti, 
applicando loro 
leggi scientifiche 
secondo il criterio della ripetibilità
Tra terra e mare 
L'universo si snoda
Per parti infinitesimali.
Impronte solari
D'un passato impercettibile,
che sussurra di esistere piano 
come lampante miraggio.


Nenia

Sole malato 
Il male di vivere
Il giorno ingoia
goccia a goccia
l'amaro miele dell'esistenza.
La danza delle nubi 
fissa la mente altrove 
ma il mondo urla 
il proprio dolore dorato.
Le maschere congiungono le mani sorridendo false.
Il male di vivere s'insinua 
dietro il sipario…
Sole malato 
il male di vivere 
la luna canta la notte 
ed i suoi mille spiriti.
I sogni fagocitano 
le speranze degli uomini 
senza pietà 
cancellando le illusioni.
Come marionette petulanti 
dai gesti programmati 
viviamo il nuovo giorno 
senza memoria del nostro passato.


Sintesi

Penetra lo spazio che 
vibrando ti dilania le carni…
Tu sei il fuoco, 
la sorgente limpida:
con l'acqua mi disseto e mi purifico 
da un passato senza tempo…
Mi sorride la sera 
ebbra d'amore; 
mi consola, allevia 
il dolore del tempo 
che risveglia i sogni 
tormentati di sempre.
La preghiera rimane 
sulle labbra; 
s'interiorizza, ammutolito, 
il ticchettio delle lancette.
Le anime nude 
cominciano a danzare, 
con movimenti lievi, mentre 
il sussurro degli angeli 
attenua il rumore assordante 
del mondo.
Vaga e lontana scorre la vita, 
miraggio in deserto d'autunno, 
lentamente.
Rinchiusa nella prigione 
del tempo che mi opprime 
sorrido della morte, 
suo malgrado condannata 
ad un ruolo come tutti.
Ubriaca di vita mi siedo a pensare.
Non vedo che angeli…
La dolcezza armonica 
del loro canto 
dissolve ogni pensiero, 
dilata gli istanti senza senso, 
colmando di dolcezza 
infinita ogni inquietudine.


Peccato originale

Ebbra
Ovunque spira l'aura
Leggiadra.
Il tempo del canto è mutato:
languisco.
Concedimi il tuo volto
Finchè non spiri il giorno.
Per la notte vezzo di mani d'artefice, la terra si strugge,
immonda infino alla sera.
Non risorgerà più.
Cercatela e vivrete, ombra della morte,
peccato mortale.
Scriva il sacerdote nell'acqua 
Amara parole, i suoi occhi
Come fiamma di fuoco.
Ecco l'angelo:
adoratene l'immagine
gettata nello zolfo.
O Dio mio!
Mi odio tinto di sangue.


L'orgoglio

Pallido, chimera,
il volto della luna.
Questa notte
non respiro che inganni di miele.
Persi i divini incanti
solo frammento d'universo
sussurro il mio nome dannato.
Lo grido adesso
alla notte, alla luna, 
al pallido cielo 
di mute promesse
soltanto parole mio Dio.
Oh sì, mio dio!
Muta la mia carne
In cenere che più non possa dirsi che son tuo figlio.
Peccato d'orgoglio; m'allontano.
Nella notte m'aggiro solo come lupo affamato.


La superbia

Lascia che si levino 
le tenebre 
come uccelli rapaci 
sulla preda.
La notte occulta 
di veli 
pensieri inespressi.
Tramare d'intenti, 
di voci sommesse 
che nulla dicono, 
brulicanti come insetti.
In cima alla rupe 
aspetto di gettarmi 
tra le acque brumose 
che mi partorirono 
all'inizio dei tempi. 
La luce mi acceca 
ed io ne godo;
tra le pieghe della notte 
cerco rifugio assaporandone 
l'aspra dolcezza.
Candidi gli angeli
Mi gettano funi, cantando gl'inni
che amavo
Ma lo specchio 
è implacabile; 
sono un angelo caduto creatura degli inferi 
bestia di Dio 
lontano dalla grazia 
e dalla vita.
Mi avvicino agli uomini, 
mi somigliano in fondo... 
Mille volte ancora 
morirò 
prima di tornare.


La caduta

Peccato 
non esista il Paradiso.
Ora i miei angeli 
si levano in volo.
Visioni di pallida luce 
dei d'umana bellezza 
al cospetto di Dio 
solo parvenze.
Da tempo immemorabile 
perso nei labirinti oscuri 
del peccato mi sento 
prigioniero della morte.
Sono adesso un suo emissario.
Goccia a goccia 
la mia vita si consuma;
fulgido un tempo 
di luce divina trascoloro; 
ecco il demone della notte 
messaggero delle tenebre.
Non credere padre…
Sorrido in mestizia 
nascondo me stesso 
per poco ancora 
tra le vesti della luna.
Ecco il mio cuore 
sacrificio di virtù 
dimenticate 
debolezze d'umana specie 
solo errori da cancellare.


14.04.00

I tamburi battono sulle tempie 
con incessante ritmo musicale.
La stanza racchiude tutti i mali dell'universo 
addensati come in un gas primordiale.
Non c'è vita sulla Terra.
Non umana, almeno.
La stanza mi protegge dalle grinfie 
di bestie feroci 
che mi attendono 
fameliche e pazienti. 
Non più uomini ma bestie, 
prive di fede, sentimento, ideali.
Mors tua vita mea…
La legge è legge, 
pubblicamente scolpita sulle fronti 
aggrottate degli schiavi.
Deportati, clandestini, 
tutto fa comodo…
Dipende dal vento.
E dalla corrente del fiume.
Parla, grida, 
tu che ci sei, 
il potere è potere 
ma non è onnipotenza…
La schiavitù peggiore 
è quella del pensiero.


Le ore

Sorridi!
I pensieri demoni d'oriente
la notte s'imbevono di sogni.
Sono io la sovrana di misteri?
Fantasmi d'umanità 
si levano all'alba 
insieme ad anime in fuga.
Tra le onde d'un mare 
ipnotico 
vedo bambini giocare… sono angeli.
Consapevoli di se stessi e di Dio.
Folletti scherzosi 
ignari d'un dono prezioso.
La vita apre a loro adesso 
le sue porte 
ed ogni attimo appare eterno 
ed ogni sensazione dilatata.
Ma per me 
il tempo ricomincia a scorrere, 
le lancette scandiscono inesorabili 
il trascorrere della mia vita 
folle a breve scadenza.


La città del Padre

Tramonta, 
vita umana!
Il sole incendia le pareti.
Paura dell'umano…
dei confini in deserta luce.
Chi disfece il padre?
Dammi una vita sulle rocce 
Col sangue sulle mani.
Questa è la città del Padre.


Il dubbio

Mia vita 
ti sento pulsare 
nelle vene come sangue rosso;
io bevo dal calice 
amaro del mio dolore 
consapevolezza 
di peccato bestiale.
Ho peccato:
troppa la bellezza 
lo splendore fulgido 
del mio volto divino 
la conoscenza dell'Universo 
del tempo che mai mi sottomise 
ma che sempre fu mio servo 
chiamandomi…Signorel.
Ricordi, tele di ragno, 
parole come ossessioni 
di anime perdute 
che mi chiamano Giuda.
La nebbia sottile involucro 
mi cinge fino a soffocarmi.
Mia luna non uccidermi stanotte!
Soavi sorridono i demoni 
Sorseggiando distratti 
La mia linfa vitale.
Il destino gioca con la mia anima.
Distolgo lentamente 
lo sguardo dannato;
tramonta il mondo folle 
dinanzi al mio riso immortale.


Il fuoco

Spegni il tuo fuoco 
E seguimi: la vita
Ti sta chiamando
Dall'alto della collina.
Intanto il dolore
Si riposa alle radici 
Di un ginepro,
mentre Amore corre gioioso 
a svegliarlo, perché l'uno 
non ha senso senza l'altro.
Quello dischiude gli occhi, 
lentamente, poi si riaddormenta, di un sonno 
dolce ed eterno.
Vieni con me, 
aiutami a svegliarlo, perché quello non vuole,
Amore è triste
Ed io non vivo senza Amore.


Ricordi

Come il sole
I tuoi occhi d'amore.
Sfuggenti e terribili
Perché troppo belli.
Nella gioia cresco 
come bambino innocente 
vivendo per quella luce, 
per quel calore intenso 
che nulla può dare se non 
l'amore di una madre. 
Miele amaro
Di ricordi dolcissimi,
che il mio volto indossa
come una maschera dorata.


L'origine

Spiego le mie ali
In cima alla collina.
Nel tramonto vivido
Di luci intense 
Rubo sogni ai bambini.
Lontani dallo spirito creatore 
E dalla sua bellezza
Mutiamo in suoni le parole,
in nenie le preghiere, 
lasciando che le Parche
svolgano il filo della vita.
Il tuo volto baciato dalla luna
E' nuovamente bello, 
il tuo non dire nulla 
mentre provo a volare.


San Giacomo della Marca

Monteprandone

E' il nuovo tempo.
Tramonta, vita umana!
O Dio, se puoi, allontana
Da me questo calice.
Perle rosse come boccale amaro.
Langue l'uomo tra le pieghe del suo male.
Per la notte,
vezzo di mani d'artefice,
la terra si strugge.
Immonda fino alla sera.
Ombra della morte,
peccato mortale.
Scriva il sacerdote
Nell'acqua amara parole…
Sostieni, o santo concupito dai lupi, gli uomini
Della nuova era, 
che sappiano guardarsi dentro.
Abbatti, o santo,
apostolo di Dio,
l'orgoglio feroce
che stermina l'amore.
Tu, che fosti devoto 
Alla tua passione, 
scalfisci la maschera 
dorata degli attori 
del buon dire, dell'apparire.
Del vuoto, del falso.
A tutti noi, 
dona la forza di credere.

B. Pietro - Treia


Mani piene d'amore.

Il tremore chiude 
le mani in una preghiera convulsa.
L'uomo abbassa il capo, 
consapevole della propria miseria
Stordito dall'odore benedetto, 
nell'attimo del delirio beato 
scalzo si presenta a Dio,
le mani piene d'amore.
Non amare…
Il mondo è egoista.
Non aiutare nessuno,
perché nessuno ti aiuterà.
Non pregare…
Perché dopo c'è nulla.
L'uomo, a capo chino, non ascolta.
E' già troppo pieno di Dio.

B. Rizerio - Muccia


Finalmente sorrido.

Il chiarore del sole mi stordisce.
Eppure non sembra ancora giorno.
Alla fine dei sogni,
mi perdo nel labirinto 
delle mille origini…
Mi siedo sulla soglia, 
in bilico, 
mi guardo alle spalle,
finalmente sorrido.
Salto come un bimbo felice mentre gioca a campana.
Lontano il sussulto delle umane cose…
La mia anima si libera e si espande da me…
Gridando di gioia pura.