La Land Rover (clicca
per una storia più dettagliata)
Alla fine della guerra tutta la produzione militare cessò. La
Rover riprese la produzione di vetture civili presso lo stabilimento di Solihull,
ottenuto grazie ad un accordo con il governo britannico, da cui uscirono nel dicembre 1945 le prime automobili del dopoguerra. All'inizio
si trattava di modelli anteguerra senza alcuna modifica particolare.
Prima della guerra la Rover non aveva sviluppato il mercato
d'esportazione, ma adesso, a causa della carenza di materie prime, la
disponibilità di acciaio era proporzionale al volume di prodotti esportati.
Pertanto la Rover iniziò a produrre vetture con guida a sinistra che nel 1946
furono destinate al Belgio e alla Danimarca.
Il passo
successivo fu la messa in cantiere di un veicolo completamente nuovo, la Land
Rover. Il progetto era destinato a contribuire all'aumento dei volumi di
produzione, ma soprattutto ad aggirare i rigorosi vincoli
sull'approvvigionamento di acciaio necessario per produrre le vetture
passeggeri. Gli americani, tornando a casa avevano lasciato in Europa un gran
numero di Jeep che furono acquistate ed apprezzate da tutti quelli che avevano
esigenze di affidabilità e di robustezza nell'utilizzo professionale. Fu
proprio pensando al mercato di sostituzione di questi veicoli, ormai usurati
dall'utilizzo bellico, che partì il progetto Land Rover.
Il primo prototipo fu costruito nell'estate del 1947 e un anno
dopo questo modello veniva venduto in 68 paesi in tutto il mondo. Nel 1949 il
volume di vendita di Land Rover uguagliò quello delle vetture passeggeri mentre
nel 1951 fu addirittura il doppio. Quello che doveva essere un modello
d'emergenza per risollevare la produzione delle altre vetture diventava un
grande successo come lo è ancora ai giorni nostri.
Il dopoguerra
Alla fine della guerra il problema per la Rover, come per tutti
gli altri costruttori automobilistici, era quello di sviluppare rapidamente una
vettura moderna dopo la stasi determinata dagli eventi bellici.
Maurice Wilks, responsabile della progettazione, pensava di usare
un quattro cilindri sviluppato e testato prima della guerra che poteva essere
immesso in produzione in tempi brevi. Purtroppo era troppo grande per i
telai esistenti. L'idea era di usare l'abitacolo di una vettura d'anteguerra e di
aggiungervi un nuovo compartimento per il motore. Furono approntati diversi
modelli in creta con risultati che rasentavano la comicità, specialmente se
comparati con i nuovi modelli che venivano prodotti contemporaneamente in
America. Il progetto fu abortito senza lasciare rimpianti.
La P3 - un progetto provvisorio
Invece di sviluppare
il modello ibrido, la Rover decise di introdurre un
modello nuovo, ma derivato dalla P2. La P3 fu presentata nel 1948 e nonostante
somigliasse moltissimo ai modelli anteguerra era estesamente riprogettata
soprattutto nella meccanica. I
motori disponibili erano due, un quattro cilindri ed un sei cilindri installati
rispettivamente nella Rover 60 e nella Rover 75. I numeri si riferivano alla
potenza espressa in cavalli. Era chiaro che si trattava di un progetto
provvisorio, ma non c'era il tempo necessario a sviluppare una vettura dal
disegno più moderno. La P3 fu prodotta solamente per 18 mesi, ma i suoi motori,
opportunamente aggiornati, continuarono ad equipaggiare automobili e Land Rover
per più di 30 anni.
La P4 - la prima vera macchina del dopoguerra Narra
la leggenda che nel 1947 Maurice Wilks non appena vide la nuova Studebaker
Champion se ne comprò una e su quella base volle progettare la macchina della
nuova era Rover. Lo sviluppo fu rapido e la nuova vettura fu presentata
nell'autunno dello stesso anno. Era la P4 chiamata anche Rover 75 poichè era
propulsa da un motore da 75 hp.
La somiglianza con la Studebaker era in realtà minima e limitata all'andamento
della fiancata e dei parafanghi. Il terzo faro incassato nella griglia le meritò il soprannome Cyclops. Questo terzo faro venne poi
rimosso nei modelli del 1952 perchè creava problemi al raffreddamento del
motore.
La P4 fu prodotta fino al 1964 con
solo piccole modifiche di dettaglio con grande soddisfazione dei suoi acquirenti
che le appiopparono l'affettuoso soprannome di "Auntie" (zietta). Invece furono molto le alternative
motoristiche offerte attraverso gli anni ed i nomi dei modelli fecero
riferimento alla potenza in hp dei rispettivi motori. Nel 1953 fu offerta una
Rover 60 a quattro cilindri e poi la Rover 80, Rover 90, Rover 95, Rover 100,
Rover 105 e alla fine la Rover 110. Alla fine la produzione totale ammontò ad
oltre 130.000 vetture.
La vettura a turbina - un sogno mai realizzato
Dopo la
guerra la Rover continuò a sviluppare il motore a turbina essendo convinta
della possibilità di realizzare una vettura con questo tipo di propulsione. Nel
1948 il primo motore, chiamato T5 cominciò a girare al banco. Il motore era
sviluppato da due ingegneri provenienti dalla Rolls Royce, Frank Bell e Spencer
King. Il secondo motore, il T8 fu provato prima sulla barca di Spencer King e
poi montato su una P4 cui era stato asportato il tetto. Questa fu la prima
autovettura a turbina al mondo. C'erano però grosse difficoltà nell'adattare
il motore all'uso previsto. La prima vettura ufficiale della casa a turbina fu
chiamata XT1 anche se fu meglio conosciuta come Jet 1 dalla targa con cui era
stata immatricolata. Questa vettura di prova fu costruita nel 1950 e percorse
molti chilometri su pista e strade normali. Nel 1952 fu spedita in Belgio, dove
a Jabbeke infranse il record di velocità a 244 km/h. Non
era un mostro di economia percorrendo da 1,4 a 2,6 chilometri con un litro di
paraffina. Lo sviluppo continuò con la costruzione di alcune P4 modificate e di
un modello speciale in fibra di vetro, la T3, che non entrò mai in produzione. Nel
1961 la T4 fu esposta al Motorshow di New York. Nel 1963 la Rover costruì una
speciale vettura da corsa a turbina, la BRM. Questa vettura partecipò alle
edizioni del 1963 e del 1965 della 24 ore di Le Mans. Guidata da Jackie Stewart
e Graham Hill terminò la gara ad una velocità superiore ai 170 km/h.
La BRM fu l'ultimo tentativo Rover di usare una turbina per
un'automobile. Lo sviluppo di piccoli motori a turbina continuò da parte di
altre case. Fino agli anni settanta questi piccoli motori furono usati come
motori ausiliari in molti aeroplani e hovercraft.
La P5 - nel rispetto delle tradizioni
All'inizio degli anni '50 la Rover pensò di sviluppare
un'utilitaria. Fu presto evidente che le risorse della società non erano
adeguate per questo tipo di iniziativa e che le infrastrutture produttive non
erano in grado di fornire i volumi previsti. Ci si rivolse allora allo sviluppo
di un modello di maggiori dimensioni che fu chiamato internamente P5. Il nuovo
modello fu lanciato nel 1958 e confermò la reputazione acquisita dalla Rover
nella costruzione di automobili di alta qualità. La linea era più filante
delle precedenti Rover. Per realizzarla David Bache si era ispirato ad uno
studio di Farina per la P4. Era la prima vettura Rover a carrozzeria portante e
questo le permetteva lo stesso peso della P4 nonostante le maggiori dimensioni.
Nel 1960 fu dotata di freni a disco anteriori. Le carrozzerie offerte erano due: la classica berlina ed una elegante
coupé introdotta nel
1962 che, pur mantenendo le quattro porte, presentava una linea più slanciata
nella parte posteriore del padiglione. Venne costruita anche una versione coupé
a due porte probabilmente con la collaborazione di qualche carrozziere.
Le prime unità,
chiamate P5, furono
equipaggiate con un sei cilindri e potevano essere scelte con cambio automatico
o manuale, ma dal 1967 fu disponibile anche un nuovo
motore V8 da 3,5 litri e 160 cavalli, derivato da un progetto Buick, che diventerà un classico nella linea di produzione della Rover.
Con tale motorizzazione che accettava solo il cambio automatico a tre velocità
la vettura fu conosciuta come P5B. La produzione totale, terminata nel 1973, ammontò a
quasi 70.000 vetture. Le versioni prodotte furono
 |
Carrozzeria |
Cilindrata |
Vetture prodotte |
Periodo |
Note |
Berlina |
3000 |
40.402 |
1958-1967 |
|
Berlina |
3500 |
11.501 |
1967-1973 |
|
Berlina |
2400 |
25 |
1962 |
Austria |
Berlina |
2600 |
131 |
1962-1966 |
Francia e Nigeria |
Coupe |
3000 |
7983 |
1958-1967 |
|
Coupe |
3500 |
9099 |
1967-1973 |
|
La P6 - il successo più grande
Alla metà
degli anni 50 si cominciò a pensare ad un successore della P4. La vettura
doveva essere relativamente economica e mirata alle generazioni più giovani in
carriera. Fu messa alla frusta un nuova squadra di ingegneri e progettisti
guidata da Robert Boyle, Peter Bashford, David Bache, Spencer King e Peter Wilks
sotto la supervisione naturalmente dei fratelli Wilks, Spencer e Maurice. La
rivoluzionaria Citroen DS, di cui fu acquistato un esemplare nel 1958, fu di
ispirazione per la nuova vettura. Furono
costruiti e provati diversi prototipi e fu sviluppato un nuovo motore da due
litri a quattro cilindri. Alla definizione delle linee della carrozzeria
contribuì lo stilista italiano Michelotti. Alla fine fu deliberato un modello
dalla linea decisamente moderna, soprattutto se confrontata con la P4 ancora in
produzione, senza le stravaganze della DS.
Nel 1963 Spencer Wilks passò le
redini del comando a William Martin-Hurst che, lo stesso anno, presentò quello
che sarebbe stato il più grande successo della casa, la Rover 2000. La vettura
era costruita con particolare attenzione alla sicurezza ed offriva un notevole
comfort ad un prezzo relativamente economico. Quando quasi tutta la concorrenza
offriva i freni a disco solo sull'asse anteriore, la P6 era dotata di quattro
freni a disco. Le sospensioni erano a ruote indipendenti all'anteriore e di un
ponte De Dion posteriormente. Fu subito eletta Auto dell'anno in
Europa. Lo sviluppo della P6 continuò negli anni con la proposta
di nuove motorizzazioni. Il V8 fu introdotto nel 1967 e la cilindrata del 2000
fu incrementata di 200 cc dando vita alla Rover 2200. Nel corso della sua vita
subì un restyling abbastanza sostanziale nel 1971. La P6 rimase in produzione
fino al 1977 totalizzando alla fine 248.959 vetture con il quattro cilindri e
80.107 con il V8.
La Range Rover - una SUV ante litteram
La
Range Rover nacque nel 1965 dall'idea di un ricercatore di mercato, Graham
Bannock. Egli infatti trovò che c'era spazio per un veicolo comodo e lussuoso
come le berline Rover, ma da poter usare sullo stesso terreno consono alla Land
Rover. Bannock riuscì a convincere la direzione Rover a costruire questo
veicolo e nell'estate del 1967 veniva presentato il primo prototipo. Si decise
che l'introduzione sul mercato sarebbe avvenuta a fine 1968, ma in realtà per
diversi motivi si dovette spostare tale data alla metà del 1970. La prima Range
Rover aveva uno stile molto accattivante comunque molto simile a quello dei
modelli d'oggi. Ci sono stati continui aggiornamenti di motore e alla
carrozzeria. Un primo importante restyling fu effettuato nel 1995 e l'ultimo è
datato 2002.
Il periodo BLMC
Alla fine degli anni 1960 l'industria automobilistica britannica
entrò in una gravissima crisi. Tutte le case nazionali furono concentrate in
una società, la British Leyland Motor Company, BLMC. Quasi nessuno di questi
costruttori riusciva a produrre utili usando tecnologie di produzione obsolete e
vivacchiando sul richiamo del proprio marchio, come facevano Austin, Morris,
Triumph e Jaguar. La Rover era un caso a parte poichè manteneva fede al suo
impegno di costruire vetture ad alta tecnologia con un notevole grado di
comodità destinate alla borghesia che pagava volentieri il prezzo richiesto.
Nel 1965 la Rover acquisì la Alvis Ltd che aveva tre linee di
produzione: autovetture, mezzi militari e motori d'aereo. Le ragioni
dell'acquisto erano diverse, non esclusa la volontà da parte della Alvis di
produrre una vettura di lusso pur non avendo a disposizione le risorse
necessarie. La Rover aveva sia la capacità che le risorse richieste, mentre la
produzione dei veicoli militari sarebbe stata coordinata con quella delle Land
Rover.
Ciononostante nel 1967 anche la Rover divenne parte della BLMC.
Non furono anni buoni per il nuovo gruppo e alla fine del 1974 esso fallì.
Il governo fu costretto a nazionalizzare il gruppo con un
notevole esborso di danaro pubblico. Nel 1977 il neonominato presidente del
Consiglio d'amministrazione Michael Edwards riorganizzò l'azienda. L'Austin-Morris
doveva produrre utilitarie di massa, la Triumph vetture sportive, la Rover
vetture di classe medio-alta e la Jaguar vetture di lusso. La Land Rover fu
costituita come divisione speciale con una sua autonomia.
La SD1
Durante il
periodo BLMC fu progettata una nuova automobile che doveva succedere alla P6. Il
compito dei progettisti non era semplice in quanto questa vettura doveva essere
più grande e migliore delle Austin-Morris, ma senza competere con le Jaguar di
lusso. Incominciava a delinearsi una vettura grande, veloce, tecnicamente
avanzata quando lo sviluppo fu repentinamente bloccato dal Consiglio
d'amministrazione quando già erano stati ordinati tutti i macchinari necessari
per la produzione.
In sostituzione fu presentata un'automobile grande, ma dalla
tecnica semplificata chiamata SD1 (Special Division Number One). Messa in
produzione nel 1976 equipaggiata con il classico V8 3,5 litri fu affiancata nel
1978 da una versione fornita di un motore a 6 cilindri in due varianti costruito
dalla Triumph. Infine fu provvista anche di un quattro cilindri Diesel,
praticamente il primo motore di questo tipo montato su una vettura passeggeri
Rover. La SD1 fu eletta Auto dell'anno in Europa e restò in produzione fino al
1986.
La SD1 fu un modello di rottura in tutti i sensi, costruita con
un occhio più al budget che al raggiungimento ossessivo della qualità. La
linea non ricordava nessuno dei modelli precedenti, le finiture erano piuttosto
modeste tanto che gli interni in pelle furono offerti come optional solo nel
1978 a grande richiesta dei clienti. Si trattava di una vettura robusta
tanto che
oltre che Auto dell'anno fu nominata la vettura ideale per il traino (delle
roulotte).
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