Storia della Rover - Parte seconda

Il periodo classico - dal secondo dopoguerra al 1979

La Land Rover (clicca per una storia più dettagliata)

Alla fine della guerra tutta la produzione militare cessò. La Rover riprese la produzione di vetture civili presso lo stabilimento di Solihull, ottenuto grazie ad un accordo con il governo britannico, da cui uscirono nel dicembre 1945 le prime automobili del dopoguerra. All'inizio si trattava di modelli anteguerra senza alcuna modifica particolare. 

Prima della guerra la Rover non aveva sviluppato il mercato d'esportazione, ma adesso, a causa della carenza di materie prime, la disponibilità di acciaio era proporzionale al volume di prodotti esportati. Pertanto la Rover iniziò a produrre vetture con guida a sinistra che nel 1946 furono destinate al Belgio e alla Danimarca.

Il passo successivo fu la messa in cantiere di un veicolo completamente nuovo, la Land Rover. Il progetto era destinato a contribuire all'aumento dei volumi di produzione, ma soprattutto ad aggirare i  rigorosi vincoli sull'approvvigionamento di acciaio necessario per produrre le vetture passeggeri. Gli americani, tornando a casa avevano lasciato in Europa un gran numero di Jeep che furono acquistate ed apprezzate da tutti quelli che avevano esigenze di affidabilità e di robustezza nell'utilizzo professionale. Fu proprio pensando al mercato di sostituzione di questi veicoli, ormai usurati dall'utilizzo bellico, che partì il progetto Land Rover.

Il primo prototipo fu costruito nell'estate del 1947 e un anno dopo questo modello veniva venduto in 68 paesi in tutto il mondo. Nel 1949 il volume di vendita di Land Rover uguagliò quello delle vetture passeggeri mentre nel 1951 fu addirittura il doppio. Quello che doveva essere un modello d'emergenza per risollevare la produzione delle altre vetture diventava un grande successo come lo è ancora ai giorni nostri.

Il dopoguerra

Alla fine della guerra il problema per la Rover, come per tutti gli altri costruttori automobilistici, era quello di sviluppare rapidamente una vettura moderna dopo la stasi determinata dagli eventi bellici.

Maurice Wilks, responsabile della progettazione, pensava di usare un quattro cilindri sviluppato e testato prima della guerra che poteva essere immesso in produzione  in tempi brevi. Purtroppo era troppo grande per i telai esistenti. L'idea era di usare l'abitacolo di una vettura d'anteguerra e di aggiungervi un nuovo compartimento per il motore. Furono approntati diversi modelli in creta con risultati che rasentavano la comicità, specialmente se comparati con i nuovi modelli che venivano prodotti contemporaneamente in America. Il progetto fu abortito senza lasciare rimpianti.

La P3 - un progetto provvisorio

Invece di sviluppare il modello ibrido, la Rover decise di introdurre un modello nuovo, ma derivato dalla P2. La P3 fu presentata nel 1948 e nonostante somigliasse moltissimo ai modelli anteguerra era estesamente riprogettata soprattutto nella meccanica. I motori disponibili erano due, un quattro cilindri ed un sei cilindri installati rispettivamente nella Rover 60 e nella Rover 75. I numeri si riferivano alla potenza espressa in cavalli. Era chiaro che si trattava di un progetto provvisorio, ma non c'era il tempo necessario a sviluppare una vettura dal disegno più moderno. La P3 fu prodotta solamente per 18 mesi, ma i suoi motori, opportunamente aggiornati, continuarono ad equipaggiare automobili e Land Rover per più di 30 anni.

La P4 - la prima vera macchina del dopoguerra

Narra la leggenda che nel 1947 Maurice Wilks non appena vide la nuova Studebaker Champion se ne comprò una e su quella base volle progettare la macchina della nuova era Rover. Lo sviluppo fu rapido e la nuova vettura fu presentata nell'autunno dello stesso anno. Era la P4 chiamata anche Rover 75 poichè era propulsa da un motore da 75 hp. La somiglianza con la Studebaker era in realtà minima e limitata all'andamento della fiancata e dei parafanghi. Il terzo faro incassato nella griglia le meritò il soprannome Cyclops. Questo terzo faro venne poi rimosso nei modelli del 1952 perchè creava problemi al raffreddamento del motore.

La P4 fu prodotta fino al 1964 con solo piccole modifiche di dettaglio con grande soddisfazione dei suoi acquirenti che le appiopparono l'affettuoso soprannome di "Auntie" (zietta). Invece furono molto le alternative motoristiche offerte attraverso gli anni ed i nomi dei modelli fecero riferimento alla potenza in hp dei rispettivi motori. Nel 1953 fu offerta una Rover 60 a quattro cilindri e poi la Rover 80, Rover 90, Rover 95, Rover 100, Rover 105 e alla fine la Rover 110. Alla fine la produzione totale ammontò ad oltre 130.000 vetture.

La vettura a turbina - un sogno mai realizzato

Dopo la guerra la Rover continuò a sviluppare il motore a turbina essendo convinta della possibilità di realizzare una vettura con questo tipo di propulsione. Nel 1948 il primo motore, chiamato T5 cominciò a girare al banco. Il motore era sviluppato da due ingegneri provenienti dalla Rolls Royce, Frank Bell e Spencer King. Il secondo motore, il T8 fu provato prima sulla barca di Spencer King e poi montato su una P4 cui era stato asportato il tetto. Questa fu la prima autovettura a turbina al mondo. C'erano però grosse difficoltà nell'adattare il motore all'uso previsto. La prima vettura ufficiale della casa a turbina fu chiamata XT1 anche se fu meglio conosciuta come Jet 1 dalla targa con cui era stata immatricolata. Questa vettura di prova fu costruita nel 1950 e percorse molti chilometri su pista e strade normali. Nel 1952 fu spedita in Belgio, dove a Jabbeke infranse il record di velocità a 244 km/h. Non era un mostro di economia percorrendo da 1,4 a 2,6 chilometri con un litro di paraffina. Lo sviluppo continuò con la costruzione di alcune P4 modificate e di un modello speciale in fibra di vetro, la T3, che non entrò mai in produzione. Nel 1961 la T4 fu esposta al Motorshow di New York. Nel 1963 la Rover costruì una speciale vettura da corsa a turbina, la BRM. Questa vettura partecipò alle edizioni del 1963 e del 1965 della 24 ore di Le Mans. Guidata da Jackie Stewart e Graham Hill terminò la gara ad una velocità superiore ai 170 km/h.

La BRM fu l'ultimo tentativo Rover di usare una turbina per un'automobile. Lo sviluppo di piccoli motori a turbina continuò da parte di altre case. Fino agli anni settanta questi piccoli motori furono usati come motori ausiliari in molti aeroplani e hovercraft.

La P5 - nel rispetto delle tradizioni

All'inizio degli anni '50 la Rover pensò di sviluppare un'utilitaria. Fu presto evidente che le risorse della società non erano adeguate per questo tipo di iniziativa e che le infrastrutture produttive non erano in grado di fornire i volumi previsti. Ci si rivolse allora allo sviluppo di un modello di maggiori dimensioni che fu chiamato internamente P5. Il nuovo modello fu lanciato nel 1958 e confermò la reputazione acquisita dalla Rover nella costruzione di automobili di alta qualità. La linea era più filante delle precedenti Rover. Per realizzarla David Bache si era ispirato ad uno studio di Farina per la P4. Era la prima vettura Rover a carrozzeria portante e questo le permetteva lo stesso peso della P4 nonostante le maggiori dimensioni. Nel 1960 fu dotata di freni a disco anteriori. Le carrozzerie offerte erano due: la classica berlina ed una elegante coupé introdotta nel 1962 che, pur mantenendo le quattro porte, presentava una linea più slanciata nella parte posteriore del padiglione. Venne costruita anche una versione coupé a due porte probabilmente con la collaborazione di qualche carrozziere.

Le prime unità, chiamate P5, furono equipaggiate con un sei cilindri e potevano essere scelte con cambio automatico o manuale, ma dal 1967 fu disponibile anche un nuovo motore V8 da 3,5 litri e 160 cavalli, derivato da un progetto Buick, che diventerà un classico nella linea di produzione della Rover. Con tale motorizzazione che accettava solo il cambio automatico a tre velocità la vettura fu conosciuta come P5B. La produzione totale, terminata nel 1973, ammontò a quasi 70.000 vetture. Le versioni prodotte furono

Carrozzeria

Cilindrata

Vetture prodotte

Periodo

Note

Berlina

3000

40.402

1958-1967

Berlina

3500

11.501

1967-1973

Berlina

2400

25

1962

Austria

Berlina

2600

131

1962-1966

Francia e Nigeria

Coupe

3000

7983

1958-1967

Coupe

3500

9099

1967-1973

La P6 - il successo più grande

Alla metà degli anni 50 si cominciò a pensare ad un successore della P4. La vettura doveva essere relativamente economica e mirata alle generazioni più giovani in carriera. Fu messa alla frusta un nuova squadra di ingegneri e progettisti guidata da Robert Boyle, Peter Bashford, David Bache, Spencer King e Peter Wilks sotto la supervisione naturalmente dei fratelli Wilks, Spencer e Maurice. La rivoluzionaria Citroen DS, di cui fu acquistato un esemplare nel 1958, fu di ispirazione per la nuova vettura. Furono costruiti e provati diversi prototipi e fu sviluppato un nuovo motore da due litri a quattro cilindri. Alla definizione delle linee della carrozzeria contribuì lo stilista italiano Michelotti. Alla fine fu deliberato un modello dalla linea decisamente moderna, soprattutto se confrontata con la P4 ancora in produzione, senza le stravaganze della DS.

Nel 1963 Spencer Wilks passò le redini del comando a William Martin-Hurst che, lo stesso anno, presentò quello che sarebbe stato il più grande successo della casa, la Rover 2000. La vettura era costruita con particolare attenzione alla sicurezza ed offriva un notevole comfort ad un prezzo relativamente economico. Quando quasi tutta la concorrenza offriva i freni a disco solo sull'asse anteriore, la P6 era dotata di quattro freni a disco. Le sospensioni erano a ruote indipendenti all'anteriore e di un ponte De Dion posteriormente. Fu subito eletta Auto dell'anno in Europa.

Lo sviluppo della P6 continuò negli anni con la proposta di nuove motorizzazioni. Il V8 fu introdotto nel 1967 e la cilindrata del 2000 fu incrementata di 200 cc dando vita alla Rover 2200. Nel corso della sua vita subì un restyling abbastanza sostanziale nel 1971. La P6 rimase in produzione fino al 1977 totalizzando alla fine 248.959 vetture con il quattro cilindri e 80.107 con il V8.

La Range Rover - una SUV ante litteram

La Range Rover nacque nel 1965 dall'idea di un ricercatore di mercato, Graham Bannock. Egli infatti trovò che c'era spazio per un veicolo comodo e lussuoso come le berline Rover, ma da poter usare sullo stesso terreno consono alla Land Rover. Bannock riuscì a convincere la direzione Rover a costruire questo veicolo e nell'estate del 1967 veniva presentato il primo prototipo. Si decise che l'introduzione sul mercato sarebbe avvenuta a fine 1968, ma in realtà per diversi motivi si dovette spostare tale data alla metà del 1970. La prima Range Rover aveva uno stile molto accattivante comunque molto simile a quello dei modelli d'oggi. Ci sono stati continui aggiornamenti di motore e alla carrozzeria. Un primo importante restyling fu effettuato nel 1995 e l'ultimo è datato 2002.

Il periodo BLMC

Alla fine degli anni 1960 l'industria automobilistica britannica entrò in una gravissima crisi. Tutte le case nazionali furono concentrate in una società, la British Leyland Motor Company, BLMC. Quasi nessuno di questi costruttori riusciva a produrre utili usando tecnologie di produzione obsolete e vivacchiando sul richiamo del proprio marchio, come facevano Austin, Morris, Triumph e Jaguar. La Rover era un caso a parte poichè manteneva fede al suo impegno di costruire vetture ad alta tecnologia con un notevole grado di comodità destinate alla borghesia che pagava volentieri il prezzo richiesto.

Nel 1965 la Rover acquisì la Alvis Ltd che aveva tre linee di produzione: autovetture, mezzi militari e motori d'aereo. Le ragioni dell'acquisto erano diverse, non esclusa la volontà da parte della Alvis di produrre una vettura di lusso pur non avendo a disposizione le risorse necessarie. La Rover aveva sia la capacità che le risorse richieste, mentre la produzione dei veicoli militari sarebbe stata coordinata con quella delle Land Rover.

Ciononostante nel 1967 anche la Rover divenne parte della BLMC. Non furono anni buoni per il nuovo gruppo e alla fine del 1974 esso fallì.

Il governo fu costretto a nazionalizzare il gruppo con un notevole esborso di danaro pubblico. Nel 1977 il neonominato presidente del Consiglio d'amministrazione Michael Edwards riorganizzò l'azienda. L'Austin-Morris doveva produrre utilitarie di massa, la Triumph vetture sportive, la Rover vetture di classe medio-alta e la Jaguar vetture di lusso. La Land Rover fu costituita come divisione speciale con una sua autonomia.

La SD1

Durante il periodo BLMC fu progettata una nuova automobile che doveva succedere alla P6. Il compito dei progettisti non era semplice in quanto questa vettura doveva essere più grande e migliore delle Austin-Morris, ma senza competere con le Jaguar di lusso. Incominciava a delinearsi una vettura grande, veloce, tecnicamente avanzata quando lo sviluppo fu repentinamente bloccato dal Consiglio d'amministrazione quando già erano stati ordinati tutti i macchinari necessari per la produzione.

In sostituzione fu presentata un'automobile grande, ma dalla tecnica semplificata chiamata SD1 (Special Division Number One). Messa in produzione nel 1976 equipaggiata con il classico V8 3,5 litri fu affiancata nel 1978 da una versione fornita di un motore a 6 cilindri in due varianti costruito dalla Triumph. Infine fu provvista anche di un quattro cilindri Diesel, praticamente il primo motore di questo tipo montato su una vettura passeggeri Rover. La SD1 fu eletta Auto dell'anno in Europa e restò in produzione fino al 1986.

La SD1 fu un modello di rottura in tutti i sensi, costruita con un occhio più al budget che al raggiungimento ossessivo della qualità. La linea non ricordava nessuno dei modelli precedenti, le finiture erano piuttosto modeste tanto che gli interni in pelle furono offerti come optional solo nel 1978 a grande richiesta dei clienti.  Si trattava di una vettura robusta tanto che oltre che Auto dell'anno fu nominata la vettura ideale per il traino (delle roulotte).

 

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