Storia della Rover - Parte quarta

Le macchine particolari

La Rover Special

Nel 1947 tre giovani ingegneri della Rover, Spencer King, Peter Wilks e George Mackie costruirono per proprio divertimento una vettura sportiva monoposto con la quale parteciparono a diverse gare. Nel 1949 a loro si unì Jack Gethin che diede una mano sopratutto nel settore finanziario. Il telaio della Special era quello di un prototipo della P3 progettato da Adrian Lombard prima della guerra. Il motore era un prototipo quattro cilindri di 1200 cc che era stato montato su una Rover Ten e aveva percorso più di 175.000 km prima di essere montato sulla monoposto. La carrozzeria fu costruita da John Griffiths ed è rimasta pressoché inalterata nel tempo mentre la parte meccanica subiva diverse modifiche. Oltre che per le gare la vettura fu usata per testare diverse componenti Rover inclusi motori completi. Dal 1979 la vettura, ancora marciante, ha un motore di 2,6 litri e un carburatore triplo corpo.

La Marauder

Nel 1950 i tre ingegneri coinvolti nell'operazione Rover Special lasciarono la società per intraprendere la costruzione di una vettura sportiva denominata Marauder. La vettura, pur senza essere una Rover a tutti gli effetti, impiegava moltissime componenti, tra cui il telaio (quello dalla 75), della casa inglese di cui utilizzava anche i servizi di assistenza. Il motore era normalmente il 6 cilindri in linea di 2600 cc.Tutte le vetture costruite erano spider a due posti tranne una coupè costruita su ordinazione.

La vettura ottenne critiche positive dalla stampa specializzata suscitando grandi aspettative nel pubblico, ma la fabbrica - prima chiamata Wilks, Mackie & Co, e più tardi Marauder Car Co. - fu costretta a chiudere dopo un periodo relativamente breve a causa delle tasse elevate imposte dal conflitto coreano. I dipendenti fuoriusciti rientrarono nei ranghi Rover.

Comunque, tra il 1950 e il 1952 furono prodotte 15 Marauder, di cui 12 sopravvivono a tutt'oggi, una in America, un'altra in Austria e le restanti in Gran Bretagna ove è possibile vederne una in condizioni di marcia al Heritage Museum di Gaydon..

La P4 Tickford

Nell'autunno del 1950 il carrozziere Salmons-Tickford produsse due carrozzerie convertibili sulla base della P4 75 Cyclops. La carrozzeria era a due porte con un tetto in tela che poteva essere fissato in tre posizioni. Lo stesso carrozziere alla fine del 1950 produsse anche un modello coupé a due porte. Dopo non ci furono più collaborazioni tra la Salmons-Tickford e la Rover. La seconda convertibile è ancora oggi in condizioni di marcia, mentre delle altre due vetture si sono perse le tracce. 

 

La Kitcher Special

Tra la fine degli anni 50 e l'inizio degli anni 60 il carrozziere inglese Rowely Kitcher di Newport costruì 14 vetture sportive alleggerite basate sul telaio delle 10hp e 12hp del 1936. La carrozzeria a due posti era in alluminio con ruote esterne ricoperte da un minuscolo parafango e la ruota di scorta montata posteriormente all'esterno. La leggerezza della carrozzeria garantiva prestazioni di tutto rispetto. Le Kitcher Special montavano un quattro cilindri 10hp o 12hp che era più facile da elaborare nell'ottica di ottenere maggiori prestazioni rispetto ai sei cilindri. Di queste vetture alcune sono sparse per la Gran Bretagna, una sta in Danimarca, una in Germania, una in Svizzera e una in America.

La cabriolet Farina

Nel 1952 la Rover contattò Pinin Farina a Torino ordinandogli una vettura fuori serie sulla basa della P4-75 Drophead. La vettura, con carrozzeria color oro metallizzato e tetto in tela rossa fu presentata dalla Rover al London Motor Show del 1953 dove sucitò un notevole interesse. L'idea era quella di metterla in produzione e la società ordinò una copia alla carrozzeria inglese Mulliner di Birmingham. Purtroppo i costi troppo alti di produzione portarono alla cancellazione del progetto. Più tardi fu costruita una versione coupè anche questa in un unico esemplare. La cabriolet è ancora in circolazione in Gran Bretagna, mentre il coupè sembra sia andato distrutto in un incidente in Spagna.

Questa bellissima vettura servì da ispirazione a David Bache per la progettazione della P5.

La coupé Zagato

Nel 1965 la Rover commissionò alla Zagato la progettazione di una coupé sulla base della P6 2000S. Probabilmente il prototipo doveva servire a definire una nuova vettura sportiva da commercializzare con il marchio Alvis, che però non vide mai la luce.

 

 

 

I  furgoni

Durante il periodo Leyland, la Rover dovette subire l'onta di vedere il suo marchio applicato ad un veicolo commerciale, ed anche non particolarmente elegante. Questo mezzo, nato come Leyland 185 o 240 a seconda della capacità, divenne poi Sherpa e successivamente Freight Rover. Fortunatamente quando veniva esportato in altri paesi portava il marchio DAF.

La meccanica utilizzava molte componenti Austin-Morris, mentre il frontale esibiva tratti comuni ad altri veicoli di produzione Leyland come la Maxi e la Mini Clubman. La parte posteriore era derivata pari pari dall'Austin J4. Questi veicoli furono in produzione come Freight Rover ancora per tutti gli anni 80, mentre sono ancora oggi disponibili con il marchio Leyland DAF.

La CCV

Nel 1989 fu presentato questo prototipo chiamato Coupe Concept Vehicle che ricorda molto la serie 800.

 

 

Nuova Zelanda

La prima vettura Rover venduta in questa area del mondo fu una 8hp acquistata nel 1908 dal dottor Fulton presso la locale concessionaria Cooke Howlison Ltd. In seguito la Cooke Howlison diventò concessionaria General Motors vendendo Buick al posto delle Rover.

Nel 1931 Frank Searl, presidente del Consiglio di Amministrazione della Rover, arrivò in Nuova Zelanda per ispezionare la fabbrica Rover che vi era stata appena aperta a Petone nel Wellington. Il prodotto di questa fabbrica era la Rover Family 10. Purtroppo questa avventura durò solo un anno, in quanto, grazie alla Depressione la fabbrica fu costretta a chiudere l'anno successivo. Frank Searle ritornò in Inghilterra, ormai in pensione.

La fabbrica di Nelson iniziò a costruire Triumph 2000 e Heralds e solo più tardi quando la AMI (Associated Motor Industries) trasferì la produzione da Christchurch a Nelson venne avviata la produzione di Rover e Land Rover. La AMI fu assorbita successivamente dalla Leyland che poi confluì nella NZMC (New Zealand Motor Corporation) che assemblava autocarri ed autobus Leyland, l'Austin Princess, la Mini, la Jaguar e la Daimler.

La NZMC nei primi anni 80 produsse automobili su licenza Honda (gamma Civic) fino a quando non fu assorbita dalla Honda stessa che alla fine chiuse lo stabilimento nel 1998.

Recentemente la Cooke Howlison ha ottenuto la concessionaria BMW e per il periodo 1994-2000 è ritornata a rivendere le Rover.

Australia

Negli anni 70 la Rover, appartenente allora al gruppo BLMC, assemblava in Australia la P6. In quel periodo fu deciso di  sviluppare un modello nuovo per quelle che erano le caratteristiche delle vetture appartenenti alla BLMC. Era il tentativo della società di entrare nel mercato delle "grosse" dove i margini di guadagno erano maggiori. Questo mercato era allora dominato dalle filiali delle case americane con la Falcon della Ford, la Valiant della Chrysler e la Kingswood della Holden che apparteneva al gruppo GM. Erano tutte vetture con motore anteriore e trazione posteriore, con motori a 6 cilindri o V8, con cambi manuali a 3 o 4 marce e automatici a 3 marce e carrozzeria a 5 o 6 posti. Tutte le offerte comprendevano versioni berlina, coupé e station wagon, oltre a derivati commerciali. Non era prevista nessuna versione cabriolet.

Nel 1973 la BLMC introdusse sul mercato australiano la P76, una vettura disponibile con un 6 cilindri in linea o con un V8, con cambio automatico o manuale. Le carrozzerie disponibili erano la berlina ed il coupé, mentre la station wagon sembra sia stata prodotta in solo quattro esemplari di cui si sono perse le tracce. Il legame con la Rover era il motore V8 da 4416cc che era uno sviluppo del ben noto Rover V8 3500 cc. Il motore 6 cilindri di 2623 cc derivava invece da un più modesto Austin per le Tasman/Kimberley di progettazione locale. La vettura disponeva di serie di servofreno sulle ruote anteriori (solo optional sulla concorrenza), tergicristalli a scomparsa e cofano motore incernierato anteriormente. Il motore V8, che pesava quanto il 6 cilindri, garantiva prestazioni notevoli. Per questo motivo la P76 ottenne consensi dalla stampa locale fino ad essere eletta Auto dell'anno 1973.

Inizialmente la domanda superò l'offerta, ma con il tempo vennero fuori le magagne. L'affidabilità non era eccezionale (in alcuni casi le ruote si staccavano in corsa) ed una serie di scioperi contribuì a rovinare l'immagine della vettura nel pubblico. Nel 1974 la fabbrica di Sydney, dopo aver sfornato circa 17.000 P76, cessò la produzione.

La maggioranza delle P76, la cui carrozzeria era disegnata dall'italiano Michelotti, erano berline. Con questa carrozzeria fu costruita una serie speciale di 300 vetture denominata Targa Florio con cambio automatico e quasi tutte verniciate in blu metallizzato.

La versione coupé fu chiamata Force 7V. Di esse furono prodotti 2 prototipi e 8 vetture vendute a clienti. Disponevano tutte del motore V8 da 4,4 litri e del cambio manuale a 4 marce.

Fine (per il momento)

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